La scomparsa di Ettore Majorana

La scomparsa di Ettore Majorana

Or sono esattamente 60 anni scompariva, senza lasciare alcuna traccia dietro di sé, un giovane fisico nucleare italiano, Ettore Majorana, che fu detto – da una fonte autorevole come Enrico Fermi – appartenere alla categoria dei geni isolati, quali Galileo e Newton. La sua probabile sorte è stata discussa in diverse pubblicazioni, ricostruita in spettacoli televisivi, fatta oggetto perfino di sceneggiature di albi a fumetti – ma, in tutte queste occasioni, è sempre rimasta marginale la considerazione di quella che avrebbe potuto essere viceversa seguita come la pista più promettente, dagli investigatori di allora, e dagli studiosi di adesso – i quali ultimi dovrebbero avere, nei confronti dei primi, almeno il vantaggio del “senno di poi”. Sorprendente? No, almeno per chi è consapevole dell’inattendibilità della ricerca storica ufficiale, quando essa ha a che fare con argomenti potenzialmente scabrosi, perché riguardanti le convinzioni etico-politiche riconosciute come uniche legittime dallo spirito del proprio tempo. Accade così solitamente che gli storici più prudenti e/o sinceri si astengano dall’approfondire con occhio critico certe questioni3, le quali restano allora quasi esclusivo appannaggio o di chi non possiede strumenti professionali adeguati, o di chi invece, possedendoli, ha però come unico scopo quello di compiacere i propri committenti, diretti o indiretti che essi siano. Nel caso in esame, per di più, trattandosi di una vicenda italiana, ci si deve confrontare con l’atavica tendenza degli intellettuali del nostro paese di procurarsi sempre un posto comodo sul “carro dei vincitori”, il che rende assai difficile che su certi interrogativi, che pure vengono in mente in modo naturale a tutti, si apra un esauriente dibattito. Si spiegano così le reticenze e le omissioni di cui ancora pullula tutta la ricostruzione della storia a noi più vicina, che non può ovviamente svilupparsi rigogliosamente all’ombra di tanti e forti vincoli, quali il rispetto di giudizi di valore a priori, imposti in qualche caso addirittura a forza di legge. Questo libro intende riscattare almeno in parte tali lacune, sperando di non urtare alcuna rispettabile suscettibilità con la sua proposta di un ulteriore scenario alternativo in cui possibilmente inquadrare un avvenimento ancora tanto avvolto nel mistero, e probabilmente non del tutto secondario anche ai fini della comprensione di altri eventi ad esso collegati – molto più rilevanti, e decisivi, per la storia generale di questo nostro travagliato secolo.
Info
ISBN :
Pagine :
Anno :
9788868320942
362 B/N
2015
Collana :
Formato :
La Storia Impossibile
Brossura 15x21
ISBN :
9788868320942
Pagine :
362 B/N
Anno :
2015
Collana :
La Storia Impossibile
Formato :
Brossura 15x21
Autore
Umberto Bartocci

Umberto Bartocci (Roma 1944), è stato dal 1976 professore ordinario di Geometria presso l’Università di Perugia, dove ha insegnato per oltre 15 anni Storia delle Matematiche. Si è occupato in numerose pubblicazioni di questioni relative alla storia del pensiero scientifico, e ai fondamenti della fisica e della matematica, sostenendo la necessità di un atteggiamento critico nei confronti della pretesa eccellenza delle interpretazioni attualmente in voga. Nella persuasione che “Nessuna dottrina è così falsa da non contenere qualche verità [...] nessuna discussione tanto frivola da non poter trarre da essa qualche insegnamento” (Pietro Abelardo, Dialogo tra un filosofo, un giudeo e un cristiano), e che soltanto con il favorire un autentico pluralismo si possa riuscire a compensare il pericoloso squilibrio che si è venuto determinandone l campo della conoscenza, ha rivolto la propria attenzione al mondo dell’eresia scientifica, promuovendo tre congressi internazionali a esso dedicati: nel 1989, a Perugia, su “I fondamenti della matematica e della fisica nel XX secolo: la rinuncia all’intuizione”; nel 1991, a Ischia, su “Quale fisica per il 2000? Prospettive di rinnovamento, problemi aperti, verità eretiche”; nel 1996, a Perugia - nella ricorrenza del IV centenario della nascita del grande filosofo francese teorizzatore del dubbio metodico - su “Cartesio e la Scienza”.

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